In un contesto nel quale i modelli commerciali sembrano essere improntati sempre più sul digitale e sulle piattaforme interattive, ci si può ben domandare se le vendite porta a porta servano ancora a qualcosa. Ebbene, la risposta è una sola, e non può che essere positiva.
Stando ai dati sul 2015 formulati da Univendita, associazione di settore, le imprese del settore avrebbero raggiunto un fatturato di 1,6 miliardi di euro, con un incremento del 7,5 per cento rispetto al 2014. Dunque, non solo il porta a porta continua ad alimentare un business invidiabile, ma è addirittura in crescita rispetto agli ultimi tempi. Tra le aziende nel mondo alimentare che hanno scommesso su questo modello di business c’è per esempio Bofrost Italia, che ha chiuso a febbraio il bilancio 2015/16 con un giro d’affari di 231,6 milioni di euro, +6,6 per cento rispetto all’esercizio precedente.
E guai a pensare che l’esempio Bofrost sia isolato. Nell’ambito del turismo, ad esempio, CartOrange fa fortuna puntando sull’organizzazione di esperienze su misura per ogni cliente attraverso la figura del consulente di viaggio a domicilio.
Sul perché di tale andamento positivo, il presidente di Univendita Ciro Sinatra, indica “la qualità dei prodotti, la professionalità dei venditori e la personalizzazione dell’offerta: tre elementi che consentono al cliente di vivere una shopping experience che lo rende ancora più consapevole dell’acquisto”.
Scorrendo ancora gli ultimi dati ufficiali, si scopre che il settore più dinamico è stato quello dei beni durevoli per la casa che, con un incremento del 12,2 per cento e una quota di mercato del 60 per cento, si conferma il comparto di maggior rilievo, cui seguono alimentari e beni di consumo (+8,1%) e altri beni e servizi (+1,2 per cento). È in calo del 4,9 per cento invece il mondo della cosmesi e dei prodotti per la cura del corpo.