La tecnica chirurgica di ultima generazione, decisamente meno traumatica di quella tradizionale, in Italia consente di impiantare con successo decine di migliaia di protesi anca e ginocchio mini invasiva (75mila circa ciascuno ogni anno). L’1% dei pazienti operati subisce una frattura, inevitabile in soggetti anziani con fragilità ossea. Le protesi mini invasive ad ancoraggio biologico (non cementate) diventano sempre più di routine nel campo della chirurgia ortopedica a tutto vantaggio di pazienti giovani. Perché? Preservano il tessuto osseo, riducono le complicazioni ed i rischi post-operatori, consentono la ricrescita dell’osso attorno alla lega in titanio (il materiale migliore con cui vengono realizzate le protesi più avanzate). Per gli anziani, è più indicata la protesi cementata e scoprirete perché.
Il ‘percorso rapido’ previsto dal protocollo Fast Track e la pianificazione dell’intervento sempre più personalizzata in base alle esigenze, condizioni, storia clinica, stile di vita ed aspettative di ogni singolo paziente fanno il resto.
Protesi cementata o non cementata? Quale dei due metodi di fissazione è da preferire? Il nostro approfondimento è incentrato su questa domanda che, per diversi anni, ha generato non pochi dubbi.
Protesi anca ginocchio mini invasiva: perché preferirla a quella tradizionale
Si ricorre ad intervento chirurgico per l’impianto di protesi anca ginocchio mini invasiva in caso di grave e invalidante degenerazione dell’articolazione (artrosi primaria, secondaria a fratture, osteonecrosi, infezioni, artrite reumatoide) associata a forte dolore e limitazione funzionale, quando la terapia conservativa non basta più.
Rispetto alla protesi tradizionale, il modello mini invasivo, più piccolo e resistente, consente di ridurre:
- Tempi di intervento, ospedalizzazione, riabilitazione e recupero;
- Incisione (margine di 8 cm);
- Perdita ematica durante e dopo l’intervento;
- Trauma (dolore e gonfiore post-operatorio);
- Somministrazione di farmaci antidolorifici dopo l’intervento;
- Complicanze e rischi post-operatori (infezione, lussazione, rigidità articolare, complicazioni vascolari e nervose).
Le parti sane (massa ossea, muscoli, tessuti molli) vengono risparmiate al massimo. In caso di protesi di ginocchio, si tende a preservare il Legamento Crociato Anteriore; in caso di protesi anca, si risparmia gran parte del collo femorale, nervi, vari, strutture periarticolari. Ossa, muscoli e cartilagine non vengono sezionati ma divaricati. Questa tecnica decisamente meno invasiva consente un recupero più rapido.
Le protesi di ultima generazione utilizzate in questo tipo di interventi sono realizzate con materiali evoluti, biocompatibili, anallergici, molto resistenti. Leghe metalliche di titanio o cobalto-cromo, polietilene, ceramica: ognuno di questi materiali presenta vantaggi specifici per la funzionalità dei componenti. Durano, in media, 20-25 anni.
La chirurgia mini invasiva consente anche di intervenire soltanto su uno o due dei tre compartimenti del ginocchio, esclusivamente sulla porzione danneggiata risparmiando la parte sana (protesi monocompartimentale o bi-compartimentale).
Grazie alla tecnica di navigazione Femur First, è possibile evitare la dismetria assicurando una lunghezza identica di entrambi gli arti in caso di protesi anca.
Protesi anca ginocchio mini invasiva: i due metodi di fissazione
L’artroprotesi può essere innestata tramite contatto con l’osso diretto (protesi non cementata) o indiretto mediato da cemento (protesi cementata).
Il metodo di fissazione da prediligere dipende dall’età, condizioni dell’osso, eventuali patologie, stile di vita ed aspettative del paziente. Il metodo è personalizzato, in funzione alle esigenze del paziente da operare.
Nel sostituire l’articolazione danneggiata (o parte di essa), quindi, i sistemi sono due:
- Fissazione mediante cemento utilizzando un polimero (il polimetimetacrilato – PMMA) come mezzo per stabilizzare i componenti protesici nell’osso. Si crea una saldatura molto forte la cui rimozione (quando si usura) risulta difficoltosa. Le protesi cementate durano, in media, 10-15 anni;
- Fissazione senza cemento con integrazione tra protesi e osso senza interposizione di materiale estraneo. I componenti non cementati sono progettati per dar modo all’osso di crescere all’interno della superficie dell’impianto. In questo caso, si usano protesi il cui stelo presenta minuscoli fori. Questo metodo sfrutta il processo di ricrescita ossea ancorando ulteriormente la protesi. Si ricorre ad un meccanismo a pressione (‘press fit’) per la saldatura della protesi che risulterà, all’occorrenza, più facile da rimuovere. Le protesi non cementate hanno solitamente una superficie porosa, rivestita di idrossiapatite o altri materiali come il tantalio per favorire un’ottima aderenza all’osso (osteointegrazione). In teoria, la protesi non cementata è la più duratura e biologica fissazione a lungo termine (dura 20-25 anni). L’unico svantaggio è che il fissaggio completo avviene dopo un periodo più lungo rispetto alla protesi cementata perché la riformazione delle ossa è un processo lento, graduale.
In rari casi, si utilizzano innesti ossei biologici autologhi o omologhi dalla Banca dell’Osso.
Protesi ginocchio mini invasiva ibrida
La protesi ginocchio mini invasiva presenta 4 componenti:
- Placca metallica curva da applicare alla regione distale del femore;
- Placca metallica piatta da fissare alla regione prossimale della tibia;
- Inserto in polietilene da posizionare tra le due placche;
- Rotula artificiale in polietilene.
Esiste una terza categoria di protesi ginocchio con tecnica mini invasiva in termini di fissaggio.
E’ la protesi cosiddetta ibrida con placca tibiale cementata e placca femorale non cementata (che viene ancorata con fissaggio ‘press fit’).
La fissazione ibrida viene, in genere, utilizzata quando fallisce la fissazione che prevede la ricrescita ossea.
Protesi mini invasiva: meglio cementata o non cementata?
Osso e cartilagine danneggiati dalla coxartrosi (artrosi dell’anca) vengono rimossi e sostituiti dai seguenti componenti protesici:
- Uno stelo metallico da inserire nella parte cava del femore;
- Una testina in ceramica da posizionare sulla parte superiore dello stelo metallico che sostituirà la testa del femore compromessa e rimossa chirurgicamente;
- Una coppa di metallo (cotile) che andrà a sostituire la superficie della cartilagine danneggiata e rimossa della cavità acetabolare.
Tra questi 3 componenti protesici, è lo stelo metallico che potrà essere o cementato o fissato a ‘press fit’ (ad incastro) nell’osso. La coppa di metallo (cotile) viene posizionata a ‘press fit’.
Protesi cementata o non cementata? Quale preferire?
“Nei soggetti anziani (meno attivi o con fragilità ossea dovuta ad osteoporosi) è più frequente l’utilizzo di protesi anca cementate. Le protesi non cementate sono più indicate in persone giovani e, quindi, più attive e con una migliore qualità/densità ossea. La protesi non cementata è preferibile anche in caso di grave sovrappeso per il rischio di una possibile rottura da ‘fatica del cemento”.
Conclude: “Gli studi dimostrano che le protesi cementate e non cementate registrano risultati e successi comparabili anche nel caso di sostituzione o revisione dell’anca”.
In sostanza, si sceglierà la protesi cementata o non cementata a seconda del livello di attività, età, condizioni ed esigenze del paziente.