I numeri ufficiali non si conoscono ancora, e pertanto ci si deve “arrangiare” con rilevazioni ufficiose. Tuttavia, gli operatori sono convinti che dopo tre anni di positiva crescita, nel 2016 recentemente conclusosi le vendite di champagne siano diminuite. Attendendo il dato ufficiale (non arriverà prima del mese di febbraio), i professionisti iniziano a fare i conti con probabili spedizioni in flessione, e stimate in “soli” 306 milioni di bottiglie, il 2 per cento in meno rispetto al 2015.
L’arretramento in termini di volumi di spedizione condurrebbe pertanto il bilancio 2016 a un livello ancora inferiore a quello del 2014 ma, in fin dei conti, potrebbe determinare poche variazioni in termini di controvalore, con il fatturato che potrebbe rimanere vicino al record storico dello scorso anno, pari a 4,74 miliardi di euro, grazie alle buone vendite delle bottiglie più care (grandi marchi internazionali, annate di prestigio, rosato). Insomma, si è venduto un pò di meno, ma a miglior prezzo e, forse, marginalità.
Tuttavia, sottovalutare il dato di cui sopra sarebbe un errore. Dati altalenanti sul fronte delle vendite rappresentano infatti una mini rivoluzione in un settore dove, per decenni, viticoltori, le cooperative e negozianti erano abituati a condividere i frutti di una continua crescita a lungo termine ininterrotta, nonostante le crisi decennali velocemente dimenticate.
Tra le principali determinanti di questa nuova evoluzione, delle prestazioni piuttosto contrastate: per il sesto anno consecutivo, le vendite sono diminuite in Francia, che rappresenta la metà del mercato globale. I consumatori preferiscono in misura più apprezzabile bottiglie più economiche come il prosecco e lo spumante, con un trend che sembra essere piuttosto omogeneo nel resto d’Europa.