I buoni dati macroeconomici provenienti dagli Stati Uniti, e in particolar modo le buone novelle sul fronte occupazionale, hanno spinto l’euro a correggere in maniera significativa nel corso degli ultimi giorni, arretrando di oltre una figura e scendendo fino a sotto la soglia di 1,1700 EUR/USD, andando così a sfondare al ribasso anche il minimo post-employment report di venerdì scorso.
Tecnicamente tale livello rappresenta l’ultimo supporto notevole da abbattere prima che possa partire un ritracciamento verso quota 1,15 EUR/USD, anche se non ci sono – allo stato attuale delle cose – elementi sufficienti per rendersi conto se questo potrà o meno avvenire nella concretezza.
A nostro giudizio, infatti, affinchè l’euro possa ritracciare ancora in misura notevole, sarà però necessario che i dati USA continuino a essere favorevoli e che quelli dell’area euro invece non sorprendano positivamente.
In tal senso, un primo test si è avuto la scorsa mattina con la produzione industriale italiana, attesa in rallentamento, e particolarmente importante questo mese in quanto segue il dato di produzione tedesca di lunedì che aveva fortemente deluso. Invece, il dato italiano ha stupito le attese degli analisti mostrando una buona progressione di fronte alla quale l’euro non ha però guadagnato terreno. Segno tangibile che, almeno per il momento, l’attenzione degli analisti sembra essere incentrata altrove (inflazione in primis, ma non solo).
Vedremo a questo punto che cosa accadrà nei prossimi giorni. Ci attendiamo poche variazioni degne di nota, a meno che l’escalation di crisi nei rapporti tesi tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord non provochi dei peggioramenti in grado di far ulteriormente aumentare l’avversione al rischio.