La difterite è un’infezione batterica dovuta al Corynebacterium diphtheriae, caratterizzata dalla proliferazione dei batteri nel tratto respiratorio superiore e dalla diffusione sistemica della tossina difterica attraverso il corpo.
L’infezione si diffonde per mezzo di goccioline (tosse, starnuti, parlare) provenienti dalle vie respiratorie superiori di un paziente o di un portatore del batterio. La malattia non conferisce un’immunità sufficiente. L’immunizzazione protegge dagli effetti della tossina, ma non impedisce agli individui di diventare portatori.
Per quanto attiene le sue caratteristiche cliniche, ricordiamo come i principali segni legati all’infezione siano la tonsillite pseudoemembranosa (membrane grigie, dure e molto appiccicose) con disfagia e adenite cervicale, a volte progredendo fino a gonfiare massicciamente il collo.
Ancora, spicca l’ostruzione delle vie aeree e possibile soffocamento quando l’infezione si estende alle vie nasali, alla laringe, alla trachea e ai bronchi. La febbre è generalmente di basso grado.
I segni generalizzati dovuti alla tossina determinano la prognosi, con possibili disfunzioni cardiache (galoppo sull’auscultazione, aritmie), miocardite con grave insufficienza cardiaca che a volte porta a shock cardiogeno; neuropatie da 1 a 3 mesi dopo l’inizio della malattia che portano a difficoltà con deglutizione (paralisi del palato molle), visione (paralisi motoria oculare), respirazione (paralisi dei muscoli respiratori) e deambulazione (paralisi degli arti). Ancora, non è da escludere oliguria, anuria e insufficienza renale.
La conferma di laboratorio viene effettuata mediante la coltura di un ceppo tossicologico di C. difterite da un tampone per la gola.
Naturalmente, per poterne sapere di più consigliamo a tutti i soggetti interessati di parlarne con il proprio medico di fiducia, condividendo sintomi e altre caratteristiche di questa condizione clinica che, evidentemente, non deve essere sottovalutata al fine di agire tempestivamente con un trattamento efficace nei suoi confronti, nella consapevolezza che rimandare ogni intervento di cura potrebbe peggiorare gli effetti più gravi e incisivi di questa malattia batterica, rendendo così più arduo il trattamento.